Merigar West
Quando svalichi la collinetta, seguendo
la polverosa strada sterrata, ti sembra di aver percorso di colpo migliaia di
chilometri ed essere nel cuore dell'Asia.
Una fila di bandiere logore e colorate,
appese ai tralicci della luce, introduce allo slargo che funge da parcheggio,
ora deserto. Un ragazzo scarmigliato si incammina a piedi verso il paese,
mentre le nuvole si ricompattano, adagio. In lontananza si intravede la cupola
del Gompa e la punta dorata del Grande Stupa.
Le colline hanno un taglio brusco e
inconsueto, molto poco toscano, e lo sperone di roccia sul quale si erge il
Tempio della Grande Contemplazione sembra la scenografia di un film di wuxia.
C'è un aria irrequieta, positivamente
irrequieta; mistica. Questo luogo non è stato scelto a caso.
Ci avviciniamo cauti, ci viene da stare
in silenzio, anche se siamo solo turisti casuali. C’è poca gente, non è
settimana di grandi eventi. Sono quasi tutti stranieri ma troviamo un’italiana
che ci mostra gli edifici e ci introduce alla storia di quel luogo.
Ci togliamo le scarpe, scivoliamo sul
legno e ci lasciamo tranquillizzare dalla grande stanza circolare.
Dopo la visita rimaniamo un po’ seduti
sulle panche del camminamento esterno, semplicemente rilassati.
Ci concediamo una tazza di the e una
fetta di crostata sotto la tettoia del camioncino-bar. Attendiamo che la
pioggia rallenti poi torniamo verso la macchina. Entrambi ci voltiamo verso il
complesso di edifici. Sappiamo già che torneremo. Perché una parte di noi è
rimasta lì.
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