Primo Bacio
Mi sbatte contro il muro, non posso
farci niente. Lei è più grande di me, di età e di stazza.
Stavamo giocando a nascondino, con
altri ragazzini, era l’ultima sera d’estate. Come al solito ci infiliamo dietro
la grande siepe accanto all’ingresso delle scuola, nello stretto spazio che c’è
tra le foglie di alloro e la parete sbeccata. La luce biancastra dei lampioni
sulla strada filtra appena ma tagliente.
Era una partita come le altre. Corriamo
nel buio, ci “taniamo”, facciamo la conta; i genitori ci guardano da lontano
mentre sorseggiano un po’ di vino sotto il grande portico della palestra...
Siamo lì, noi due, con la schiena
contro il cemento, in attesa. Ci stanno cercando, altri sono già stati
scoperti. Respiriamo piano, ci guardiamo, ci scappa un sorriso. Poi, come
scaraventato in un tornado, vengo depredato della mia fanciullezza.
Con un movimento rapido e famelico lei
mi schiaccia contro il muro con il corpo e appiccica le labbra sulle mie. Non è
il mio primo bacio a stampo, anche se non ero mai stato baciato in quel modo, quasi
violentato. Il momento sarebbe stato già memorabile così, ma ancora non potevo
immaginare. Lei apre la bocca, e costringe anche me a farlo. Impaccio estatico.
Ad un tratto un ragazzino più piccolo
si fionda dentro la siepe per non essere visto. Lei si stacca e con due frasi
prova a convincerlo ad andare via, che quello non è un buon nascondiglio. Lui
annuisce e se ne va, abbastanza persuaso.
Io non ho tempo di parlare né di
riprendermi che lei riattacca, più vorticosa di prima. Allunga anche qualche
mano e io non so davvero che fare. Dura qualche minuto poi ci tocca sbucare
dalla siepe. Ci stanno cercando tutti.
Più tardi, in macchina, non dico una
parola e guardo nostalgico fuori dal vetro, seduto sul sedile posteriore della
opel kadett.
Tutto bene? Sì.
Non ti ho mai più rivista, Primo Bacio.
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