giovedì 12 luglio 2012


Bernadette's Apt

L'appartamento di Bernadette è al ventunesimo piano del Tudor City South Building, Tudor City, Manhattan. Dalla finestra bohémienne del salotto si coglie nella sua ampiezza l'East River e al di là il Queens. E sporgendosi leggermente compare uno scorcio del palazzo di vetro delle Nazioni Unite.
Nell'edificio c'è tutto. Oltre a un migliaio di appartamenti e alcuni loft (dove hanno girato le scene del laboratorio di Goblin nei recenti lungometraggi di Spiderman), vi sono quattro ascensori (due più lenti e due più veloci), oltre a una hall enorme con tanto di modellino dell'edificio, un portiere in divisa ventiquattr'ore su ventiquattro che ritira per te la posta e ti fa firmare sul pad con la penna elettronica. In ogni piano c'è una stanza nella quale depositare le bottiglie di vetro e dalla quale è possibile gettare la spazzatura, attraverso un apposito scivolo. Al termine del lungo corridoio, proprio accanto alla nostra porta, vi è anche un tubo per la posta che porta le lettere direttamente in portineria.
Al piano terra, sempre dentro l'edificio, vi è un minimarket aperto quasi tutto il giorno gestito da dei fratelli pakistani, un po' scorbutici ma alla fine simpatici. Appena usciti, sulla destra, un piccolo café con quattro tavolino gestito dagli stessi pakistani. I primi giorni quasi non ci notavano, poi dopo una settimana eravamo già a: “Il solito?”
Nei piani sotto la hall c'è una palestra, una sala riunioni da trecento posti e una lavanderia con quaranta lavatrici e dieci asciugatrici. Dalle grandi vetrate si vede il fiume appena al di là della strada.
La casa di Bernadette è piccolina, strapiena di roba (soprattutto quadri e qualunque cosa ricordi Parigi e la Francia) ed è senza cucina. Del resto, come dice lei, i newyorkesi o mangiano fuori o ordinano qualcosa a casa. L'ingresso è tutt'uno con il salotto. C'è un vecchio lavandino di ceramica con il rubinetto in ottone; dev'essere della stessa epoca delle finestre, in ferro e vetro grosso, probabilmente quelle originali degli anni venti.
In camera campeggia un lettone in ferro queen size, parecchio rialzato così sotto può stipare altra roba. Le pareti sono piene di mensole con libri in francese, soprammobili dal sapore europeo e ninnoli vari. Non so come ma ha un suo stile affascinante. È stipato ma con ordine, ogni cosa ha il suo spazio.
Disseminate anche parecchie foto. I suoi genitori. Suo padre, primo newyorkese nero ad essere capo di un dipartimento di vigili del fuoco. Sua madre da giovane, uguale a lei. Bernadette ventenne assieme ad altri ragazzi in una foto in bianco e nero che sembra essere più antica di quello che è. Dal pomello della porta del bagno pende una tavoletta di legno con scritto: occupé.
Grazie al vulcano Eyjafjallajokull possiamo rimanere sei giorni in più.

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