Bernadette's
Apt
L'appartamento
di Bernadette è al ventunesimo piano del Tudor City South Building,
Tudor City, Manhattan. Dalla finestra bohémienne del salotto si
coglie nella sua ampiezza l'East River e al di là il Queens. E
sporgendosi leggermente compare uno scorcio del palazzo di vetro
delle Nazioni Unite.
Nell'edificio
c'è tutto. Oltre a un migliaio di appartamenti e alcuni loft (dove
hanno girato le scene del laboratorio di Goblin nei recenti
lungometraggi di Spiderman), vi sono quattro ascensori (due più
lenti e due più veloci), oltre a una hall enorme con tanto di
modellino dell'edificio, un portiere in divisa ventiquattr'ore su
ventiquattro che ritira per te la posta e ti fa firmare sul pad con
la penna elettronica. In ogni piano c'è una stanza nella quale
depositare le bottiglie di vetro e dalla quale è possibile gettare
la spazzatura, attraverso un apposito scivolo. Al termine del lungo
corridoio, proprio accanto alla nostra porta, vi è anche un tubo per
la posta che porta le lettere direttamente in portineria.
Al
piano terra, sempre dentro l'edificio, vi è un minimarket aperto
quasi tutto il giorno gestito da dei fratelli pakistani, un po'
scorbutici ma alla fine simpatici. Appena usciti, sulla destra, un
piccolo café con quattro tavolino gestito dagli stessi pakistani. I
primi giorni quasi non ci notavano, poi dopo una settimana eravamo
già a: “Il solito?”
Nei
piani sotto la hall c'è una palestra, una sala riunioni da trecento
posti e una lavanderia con quaranta lavatrici e dieci asciugatrici.
Dalle grandi vetrate si vede il fiume appena al di là della strada.
La
casa di Bernadette è piccolina, strapiena di roba (soprattutto
quadri e qualunque cosa ricordi Parigi e la Francia) ed è senza
cucina. Del resto, come dice lei, i newyorkesi o mangiano fuori o
ordinano qualcosa a casa. L'ingresso è tutt'uno con il salotto. C'è
un vecchio lavandino di ceramica con il rubinetto in ottone;
dev'essere della stessa epoca delle finestre, in ferro e vetro
grosso, probabilmente quelle originali degli anni venti.
In
camera campeggia un lettone in ferro queen size, parecchio rialzato
così sotto può stipare altra roba. Le pareti sono piene di mensole
con libri in francese, soprammobili dal sapore europeo e ninnoli
vari. Non so come ma ha un suo stile affascinante. È stipato ma con
ordine, ogni cosa ha il suo spazio.
Disseminate
anche parecchie foto. I suoi genitori. Suo padre, primo newyorkese
nero ad essere capo di un dipartimento di vigili del fuoco. Sua madre
da giovane, uguale a lei. Bernadette ventenne assieme ad altri
ragazzi in una foto in bianco e nero che sembra essere più antica di
quello che è. Dal pomello della porta del bagno pende una tavoletta
di legno con scritto: occupé.
Grazie
al vulcano Eyjafjallajokull possiamo rimanere sei giorni in più.
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