lunedì 2 aprile 2012


Sottolineatore

L'altro giorno in biblioteca ho preso un saggio da leggere per un esame. Sul foglietto di prestito c'era scritto: molto sottolineato. L'ho aperto e ho controllato lo stesso, sperando che il molto del bibliotecario non fosse poi così tanto.
Era molto sottolineato.
Studiare su un libro sottolineato non è mai piacevole, ma mettersi a cancellare è un lavoraccio, nonché un rischio. Magari una pagina si strappa o qualche parola se ne va con la matita...
Rinuncio, quindi, mi siedo a uno dei tavoli liberi al lato della sala ed inizio a leggere.
Dopo i primi capitoli mi accorgo che, se il libro fosse stato mio, avrei sottolineato praticamente le stesse cose. Non troppe, né troppo poche. Qualche parola cerchiata, un paio di frecce, qualche tratto più pesante di altri. Sembra che io e il sottolineatore abbiamo almeno qualcosa in comune. Magari è solo la scuola che ci ha insegnato a sottolineare tutti allo stesso modo, ma mi piace credere che ci sia di più. É più divertente, ed è un motivo valido per non studiare per qualche minuto.
Chissà chi è.
Dalle linee storte sembrerebbe un maschio. É alto? Baffuto? Un po' gobbo? Magari se ci fossimo conosciuti saremmo andati d'accordo e avremmo riso alle stesse battute. Ma potrebbe essere anche una donna, una sottolineatrice; conosco ragazze che sottolineano anche peggio di così. Capelli corti? Maglietta scura? Una cicatrice leggera sulla guancia? Forse ci saremmo piaciuti, corteggiati, innamorati? Mi sforzo di crederlo per trovare qualche analogia bizzarra su qualcuno che tanto non conoscerò mai.
Mi guardo attorno, in cerca di un volto che possa essere associato a questo libro. Magari è qui. Magari mi sta guardando. Magari viene qui e aspetta che qualcuno prenda quel libro per vedere chi è e che cosa trascrive, se segue le sue impronte.
Scruto la sala come se stessi cercando qualcuno che conosco e che so che è lì, da qualche parte. Ma dopo una dozzina di facce non trovo nessuno che mi soddisfi. Decido che il sottolineatore deve aver preso quel libro molto tempo prima.
Ma quanto tempo prima lo ha letto? Aveva un esame? E sarà andato bene? O era un professore? O semplicemente un curioso della materia?
Sarà ancora vivo?
E come ha fatto il libro a finire in biblioteca? Una donazione, sua o di qualche erede? Donereste mai un libro sottolineato senza averlo prima ripulito? Donereste mai quel libro?
Riprendo a leggere e le sottolineature continuano ad essere niente male.
Mi blocco di nuovo. E se fosse più di uno? Se fossero sottolineature di persone diverse, di anni o addirittura decenni diversi? Allora anche io potrei contribuire! Aggiungendo sottolineature? Cancellandone alcune? Che diritto avrei di cancellarle? Metterne di nuove ancora ancora, ma eliminarne anche solo una!
Faccio una pausa per bere e sgranchirmi le ginocchia. Gioco col gatto nero macchiato di bianco che vaga per il chiostro e mi dimentico della questione.
Torno dentro e proseguo, ignorando le sottolineature. Del resto quando guardiamo qualcosa di scontornato dopo un po' la cornice scompare, no? Come un quadro, gli occhiali o la televisione.
Arrivo all'ultimo capitolo, quasi del tutto privo di sottolineature, giro una pagina e un segno particolarmente storto e invadente mi fa ricordare di colpo tutto quanto. Ecco, quel segno non lo avrei messo. Ma era da un po' che non c'era niente e forse sentiva il bisogno di segnare qualcosa, allora ha messo quel segno con poca voglia, con ancora meno precisione del solito, così tanto per fare. Ma ti pare? Insomma cosa vuoi da me? Cosa vuoi da tutti quelli che leggeranno il libro dopo di te? Spaccone, presuntuoso. Non si mettono segni a caso... Chi eri? Chi sei?
Potevi almeno scrivere “scusate se ho sottolineato, spero sarete d'accordo con me”! Ci avevi mai pensato che quel giorno il libro lo avrebbero usato altri? CHI SEI?
Non lo saprò mai.
Ma la tua presenza è costante, mi costringe a dare più peso a certe parole, meno peso ad altre. Trascrivendole sul foglio accanto non sono più sicuro che avrei fatto le stesse scelte se il libro fosse stato intonso. A volte mi sforzo di non trascrivere ciò che anche tu hai sottolineato, come per dimostrare a me stesso di avere una certa autonomia intellettuale, una certa libertà di scelta. Ma spesso cedo, del resto le tue scelte continuano ad essere così azzeccate!
Finisco il libro, annoto l'ultima citazione. É sottolineata due volte e vicino hai disegnato un asterisco e un punto esclamativo. Anche a te deve essere piaciuta molto. Io magari non avrei messo l'asterisco, mi sa da rimando, da qualcosa di incompiuto. Sto per cancellarlo, ma poi non lo faccio. Non sarò io a turbare i segni del passato.
Richiudo il libro e lo riconsegno, per oggi basta così. Esco fuori e respiro l'aria mite del tramonto. C'è poca gente, nessuno incrocia il mio sguardo.
Per oggi non ti incontrerò.
Salgo in bici, guardo le nuvole, mi torna in mente l'asterisco.
Ciao, sottolineatore, ovunque tu sia.

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