lunedì 14 maggio 2012


Bietole


Tocca a te. Ti alzi dalle due assi di legno inchiodate ai piedi arrugginiti e ti scrolli di dosso un finto riposo di mezz'ora. Ti godi ancora per poco il ronzio ovattato, guardi fuori dal vetro lercio per capire quanto manca all'alba.
Indossi il giaccone, ti rimetti i guanti bagnati e il casco e ti avventi sulla maniglia scassata che cigola e spalanca la porta verso l'umido e il rumore. Il tuo socio ti percepisce muoverti nella penombra arancione e si prepara a lasciarti il posto. Tu gli dai una pacca sulla spalla mentre lui ti scivola accanto, per andare a far finta di riposarsi sulle assi che gli hai tenuto in caldo.
Con un paio di occhiate ti rendi conto della situazione. Il mucchio di bietole di sinistra è quasi finito, a breve attaccherai quello di destra. Lo staker a ore otto presto riempirà l'ultima piazzola e ricomincerà il giro. Bisogna fare in fretta.
Il semaforo verde smeraldo brucia la nebbia sottile e non lascia tregua. Ugelli aperti al massimo, spingarda elettrica e manuale in funzione. La prima attacca la gigantesca montagna di tuberi dal basso, sparando acqua scura sul cemento e creando un turbine arcuato che lentamente erode la base, trascinando con sé ogni cosa verso la canaletta centrale. La seconda lavora di fino, andando a colpire le biete un po' più vicino, per sbloccare la terra e aumentare la spinta dell'acqua.
Con piccole correzioni dei pulsanti e del manubrio in meno di un'ora svuoti anche questa piazzola. Il tuo compare non ti ha dato il cambio perché ora lavorate entrambi. Produzione al massimo, addio turni. In piedi svegli fino all'alba.
Quando il getto non ci arriva più chiudi tutto, ti imbraghi e fai un cenno al tuo socio. Entri nella piazzola, stivali e badile, e vai a prendere le ultime biete incollate negli angoli. La vanga scivola sul cemento umido, in parte scorticato, come la pala di un pizzaiolo. Appena le tocchi saltano via e la pendenza le trascina sino alla buca, quasi in fila. Sembrano sassi lanciati sul ghiaccio da un giocatore di curling.
Ce ne sono alcune in fondo, potresti lasciarle anche lì, tanto tra poco ne arriveranno altre, ma ti piacciono i lavori precisi. Allunghi il badile e le catturi come ratti giganti; con un calcio dosato le mandi a far sponda contro il muretto e roteando cadono nella canaletta, per pochi centimetri. Pennellata.
Esci dalla piazzola, appendi l'imbragatura, apri le spingarde per un'ultima lucidata. Richiudi tutto, la piazzola è come nuova. Fai cenno allo stakerista che può iniziare a ributtarle lì dentro.
E mentre ti sposti verso la successiva montagna senti il rullio crescere e avvicinarsi. Con il tempo ci fai l'abitudine; con il tempo diventa quasi rassicurante.


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