Bietole
Tocca
a te. Ti alzi dalle due assi di legno inchiodate ai piedi arrugginiti
e ti scrolli di dosso un finto riposo di mezz'ora. Ti godi ancora per
poco il ronzio ovattato, guardi fuori dal vetro lercio per capire
quanto manca all'alba.
Indossi
il giaccone, ti rimetti i guanti bagnati e il casco e ti avventi
sulla maniglia scassata che cigola e spalanca la porta verso l'umido
e il rumore. Il tuo socio ti percepisce muoverti nella penombra
arancione e si prepara a lasciarti il posto. Tu gli dai una pacca
sulla spalla mentre lui ti scivola accanto, per andare a far finta di
riposarsi sulle assi che gli hai tenuto in caldo.
Con
un paio di occhiate ti rendi conto della situazione. Il mucchio di
bietole di sinistra è quasi finito, a breve attaccherai quello di
destra. Lo staker a ore otto presto riempirà l'ultima piazzola e
ricomincerà il giro. Bisogna fare in fretta.
Il
semaforo verde smeraldo brucia la nebbia sottile e non lascia tregua.
Ugelli aperti al massimo, spingarda elettrica e manuale in funzione.
La prima attacca la gigantesca montagna di tuberi dal basso, sparando
acqua scura sul cemento e creando un turbine arcuato che lentamente
erode la base, trascinando con sé ogni cosa verso la canaletta
centrale. La seconda lavora di fino, andando a colpire le biete un
po' più vicino, per sbloccare la terra e aumentare la spinta
dell'acqua.
Con
piccole correzioni dei pulsanti e del manubrio in meno di un'ora
svuoti anche questa piazzola. Il tuo compare non ti ha dato il cambio
perché ora lavorate entrambi. Produzione al massimo, addio turni. In
piedi svegli fino all'alba.
Quando
il getto non ci arriva più chiudi tutto, ti imbraghi e fai un cenno
al tuo socio. Entri nella piazzola, stivali e badile, e vai a
prendere le ultime biete incollate negli angoli. La vanga scivola sul
cemento umido, in parte scorticato, come la pala di un pizzaiolo.
Appena le tocchi saltano via e la pendenza le trascina sino alla
buca, quasi in fila. Sembrano sassi lanciati sul ghiaccio da un
giocatore di curling.
Ce
ne sono alcune in fondo, potresti lasciarle anche lì, tanto tra poco
ne arriveranno altre, ma ti piacciono i lavori precisi. Allunghi il
badile e le catturi come ratti giganti; con un calcio dosato le mandi
a far sponda contro il muretto e roteando cadono nella canaletta, per
pochi centimetri. Pennellata.
Esci
dalla piazzola, appendi l'imbragatura, apri le spingarde per
un'ultima lucidata. Richiudi tutto, la piazzola è come nuova. Fai
cenno allo stakerista che può iniziare a ributtarle lì dentro.
E
mentre ti sposti verso la successiva montagna senti il rullio
crescere e avvicinarsi. Con il tempo ci fai l'abitudine; con il tempo
diventa quasi rassicurante.
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