lunedì 7 maggio 2012


Le conseguenze delle more (prima parte)

Il sentiero che da Buonconvento porta a Montenero è prima tutto in discesa e poi tutto in salita. A metà, proprio dove cambia la pendenza, si trova il Leccio del Morto, che si chiama così perché una volta ci hanno impiccato un brigante.
Ai bambini del paese è vietato superare quell’albero, perché sanno che al di là si trova il Morgus, che se ti prende non torni a casa mai più. Ma, come sempre accade, i ragazzini non perdono occasione per trasgredire le leggi dei grandi. Spesso infatti si recano al Leccio del Morto e fanno a gara a chi riesce a cogliere le enormi more che vi crescono poco oltre.
Il Morgus lo sa bene e ogni giorno si alza di buon’ora e si incammina giù per la collina nella speranza che qualche mocciosetto sia in vena di spavalderie. E anche quella mattina, come tutte le altre, mentre l’alba ancora tarda a farsi annunciare, il Morgus esce dal suo rifugio, viscido e spettrale.
Poco prima di imboccare il sentiero tra gli abeti oramai spogli viene raggiunto da una vociaccia stridula che gli urla: “Ti sei ricordato di prendere due topi per la merenda?!”
Il Morgus odia quando sua madre fa così.
Sì, mamma… li ho presi...”
Almeno evitasse di farlo ad alta voce, che poi tutti i troll e gli gnomi del bosco lo prendono in giro e pensano che sia uno stupido. Ma lui non è uno stupido, tutt’altro! È che è molto difficile catturare quei piccoli bastardi. Il fatto è che, beh, a lui i bambini non sono mai piaciuti! Quando suo padre glieli faceva mangiare per forza, da piccolo, lui faceva una gran fatica. Doveva mangiarci dietro una mezza vipera arrosto e almeno una dozzina di pigne secche per riuscire a mandarli giù. E ora che suo padre è morto, ucciso dai cacciatori del villaggio, tocca a lui fare da Morgus e andare tutti i giorni a caccia di bambini. Di fatto però non ne ha mai preso nessuno. Anche quando avrebbe avuto l’occasione, si è sempre limitato a spaventarli o tutt’al più a graffiarli. Non è per pietà o mancanza di cattiveria che non li cattura. È che proprio non tollera il loro sapore! Questo certo alla madre non può dirlo, e ogni volta inventa scuse e torna a casa con un mazzo di topi o magari di gatti screziati. E ogni volta la madre lo rimprovera duramente e lo rispedisce al suo dovere.
Pertanto anche quel giorno è costretto a scendere a valle, alla ricerca di un pasto da rimediare.
Giunto nei pressi del Leccio, vede un ragazzino dai capelli rossi che sta fermo a braccia conserte e scruta il bosco davanti a sé. Ma quello è il bamboccio al quale ho quasi staccato un dito l’altro giorno, pensa il Morgus. Allora gli si avvicina, nascosto tra i cespugli, per cercare di spaventarlo e farlo scappare. D’un tratto balza fuori e gli grida: “Che ci fai qui, moccioso?! Vuoi che ti mangi tutta la mano questa volta?!” Il ragazzino però appare per nulla scosso. Anzi, sembra addirittura annoiato.


(continua...)

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