giovedì 1 novembre 2012


Socialmente utili

Montefrotto di Sopramonte è un paese di un migliaio di abitanti, molti dei quali in cassa integrazione. Non c'è un centimetro di asfalto perché è tutto a scale, parapetti, camminamenti lastricati e piazze ricavate dal casuale intersecarsi degli edifici. Arriviamo con gli zaini in spalla di sera e uno o due alla volta troviamo ospitalità da qualche famiglia, tutti gentilissimi. Qui sono talmente poveri che non c'è praticamente malavita organizzata perché non c'è nulla su cui speculare. Solo il parco naturale alle spalle del paese, che annuncia il proprio ingresso con una spaccatura nella montagna.
Al mattino la signora del commestibili ci prepara cinquanta panini con la mortadella, incartati a mano uno a uno, un euro e dieci al pezzo. Prendiamo anche tre birre e il tipo del negozio mi dice che sono tre euro e sessanta. Io gli dico guarda che te ne pago tre. Lui scocciato prende la banconota da dieci e mi dà il resto di sette. Scusa ma quante me ne fai pagare? Ohi, ti ho detto tre e sessanta, tu mi hai detto tre e allora ti ho fatto lo sconto. Io intendevo tre birre, lui intendeva un euro e venti a bottiglia da trentatré.
Ci mettiamo in marcia e nella piazza del Comune vecchio (quello nuovo è stato costruito più in alto, dove arrivano le strade, ma la giunta non ci vuole andare ed è disabitato) vediamo una settantina di uomini di diverse età in attesa. Chi sono? chiediamo. I socialmente utili, ci dice una signora. Il comune paga loro una giunta alla cassa integrazione e loro sono a disposizione del paese. Guidano lo scuola bus, fanno gli ausiliari del traffico, puliscono le strade, accompagnano gli anziani, tengono i bambini o fanno lavoretti nelle case del circondario.
Una ragazza sta male ma noi dobbiamo proseguire. Loro la caricano su un auto municipale, la portano al paese successivo e le fanno compagnia in due finché non arriviamo anche noi, a piedi nel pomeriggio. 
Intanto il paese al completo osserva la manovra della corriera.

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