giovedì 16 agosto 2012

La panache

Eravamo seduti in un bar di periferia, un posto carino anche se ai margini della zona industriale, e stavamo sorseggiando un aperitivo all'aperto, sotto gli ombrelloni. Al tavolo c'era anche un amico di famiglia di vecchia data, svizzero quasi apolide, girovago, multilingue, alto, magro, riccio, profilo un po' francese ma non troppo, con un'amica conosciuta a Rimini ad un convegno, straniera non ricordo di dove. Pertanto la conversazione verteva sulle differenze culturali tra i vari Paesi. Ad un tratto partono le critiche sugli italiani, ma le accettiamo di buon grado e con il sorriso sulle labbra. L'amico svizzero poi, citando un suo collega, dice una cosa che mi è rimasta impressa: “Gli italiani saranno anche inaffidabili, ritardatari, sporchi, individualisti... Però hanno la panache.” che letteralmente è la piuma del cappello o dell'elmo, ma dopo Enrico IV di Francia e Cyrano de Bergerac è diventata sinonimo di "estro", "maniere sgargianti" ma anche di "avventato coraggio". E poi suona proprio bene, soprattutto se si strascica il suono “sh” e si fa roteare la mano aperta sopra la testa, gesticolando come un guitto. La panashhhhhhh.... 

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