giovedì 9 agosto 2012


Tu dovresti scrivere

Avevo quasi rimosso questo episodio, poi di colpo mi è tornato in mente, grazie ad una biglia. 
Stavo tornando alla macchina dopo una serata con amici quando ne vedo una al bordo del marciapiede e la raccolgo. E all'improvviso mi sono ricordato di quella volta.
Era la fine degli anni novanta e lavoravo come maschera e tutto fare al Festival del Teatro di Figura di Cervia. In un momento di pausa, in un tardo pomeriggio di agosto, interrompo il mio giro di attacchinaggio e mi infilo in una stanzetta buia dove era stata allestita un'opera d'arte interattiva. Panni neri e spessi alle pareti, al centro un lungo tavolo sul quale era sistemata una vasca di latta bassa e ripiena di un liquido biancastro, simile al latte, cosparso di biglie di vario diametro e materiale. La vasca era illuminata dall'alto da una luce intensa che quasi accecava rifrangendosi sulla latta e sul liquido marmoreo. Alcuni microfoni, collegati alla base del tavolo, riproducevano, con un leggero ritardo, il suono provocato dalle biglie lasciate cadere nella vasca. Ogni colpo produceva dunque due suoni, il secondo dei quali dotato di un certo riverbero.
Entro da solo ed inizio a giocherellare con le biglie. Ne prendo alcune più piccole di legno, altre più grandi di metallo ed inizio a farle cadere a intervalli regolari, tirandone fuori un ritmo ed una melodia primitive.
Dopo un paio di minuti sento una voce dietro di me che dice: "Tu dovresti scrivere."
Mi volto e vedo un uomo brizzolato e ben sbarbato, sulla cinquantina, vestito di nero che, senza guardarmi, si avvicina al tavolo ed inizia anche lui a "suonare". Mi faccio da parte e lo osservo. Mi chiede come mi chiamo, e io rispondo. Che scuola faccio, e rispondo. Se ho mai scritto. Dico sì, qualcosa. Per qualcuno? No... Mi avvicino anche io e ricomincio a giocare con le biglie. Suoniamo insieme, viene fuori qualcosa di molto simile al funky. Ad un tratto ci fermiamo e lasciamo le biglie a rotolare nella vasca. Ci guardiamo, lui annuisce e se ne va.
Esco poco dopo ma non lo vedo più. Per un po' penso che faccia parte della performance artistica, o che sia uno scherzo. Invece no, è proprio così, sembra la scena di un film. Riprendo la gazzella e proseguo il giro ad attaccare volantini, e per tanti anni me lo scordo. Mannaggia.

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