giovedì 2 agosto 2012


Superga

Il trenino a cremagliera sale a piccoli scatti lungo il pendio. Lentamente la città emerge dagli alberi nuovi e dai palazzi di periferia e riempie l'orizzonte. La piccola stazione di Sassi svanisce dietro la curva e ci inoltriamo nel boschetto che fiancheggia la strada sinuosa.
È una limpida giornata di inizio maggio e ci godiamo lo spettacolo delle montagne sulle quali resiste ancora un po' di neve e della valle dell'alto Po, che spiana il paesaggio verso sud.
Su questa collina nel 1706, il duca Vittorio Amedeo II e il Principe Eugenio di Savoia-Carignano fecero un voto alla Madonna affinché concedesse loro la vittoria contro i francesi. L'enorme santuario che oggi si staglia contro l'azzurro pastello è un segno evidente di quel miracoloso dono.
Poco più sotto, lungo un sentiero ricoperto di ghiaia, è situato un altare in ricordo del Grande Torino, che contro queste rocce vide finire il proprio mito, esattamente sessant'anni prima. Non sapevamo fosse il giorno dell'anniversario, ma la grande affluenza di gente ci fa comprendere la ricorrenza.
L'altare è molto semplice: una base di granito ed una lastra bianca di marmo, recentemente restaurata. Assomiglia alle lapidi della guerra, con i medesimi nomi in colonna, solamente che invece di fanti e ufficiali vi sono i nomi di dirigenti e giocatori.
L'atmosfera è commovente e ci coinvolge, anche se non siamo del luogo e quasi ignoriamo la vicenda, di cui sapiamo poco. Attorno a noi le persone si abbracciano, piangono, portano fiori e ceri accesi. Ci sentiamo un po' nel mezzo in quel dolore privato, di familiari, figli e soprattutto nipoti, giovani tifosi.
Ci abbracciamo anche noi e osserviamo in silenzio.

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