California
In
fondo alla valle c'è un lago, in fondo al quale, una volta, c'era un
paese. Gli abitanti vennero fatti andar via, in pochi giorni, per
costruire la diga ai Pascoli, per fare il lago.
Salendo
a piedi dal ponte di legno lungo lo sterrato sembra di camminare in
una cartolina degli anni Settanta. C'è la malga, ci sono le vette
innevate sullo sfondo, un fresco odore di erba e un lungo e profondo
rumore di acque che scorrono sopra sassi tra i quali dubito che il
giovane pescatore con gli stivaloni troverà mai qualcosa. I pesci lì
non ci sono, ci andrebbero a sbattere la testa.
In
cima alla vallata c'era una paese di nome California. Un paesetto di
minatori sorto dal nulla, il sogno americano di fine ottocento. Dove
ora crescono alberi e arbusti rigogliosi una volta c'erano prati e
case, alberghi, ristoranti. C'era gente seduta lungo il ruscello e
bambini che giocavano al sole. C'erano corriere che scalavano la
strada bianca per portare i villeggianti e poi si giravano, a fatica,
a riportarli indietro. Anche le foto in bianco e nero ce lo
ricordano.
L'alluvione
del 1966 ha spazzato via tutto.
Non
era rimasto niente e nessuno. Si erano sparpagliati tutti in paesini
dai nomi spezzati, lasciandosi alle spalle la colata di fango.
Ci
sono due ragazzi che salgono alla casera, non sono di qui ma
conoscono la zona. Hanno con loro troppi litri di birra e impiegano
un sacco di tempo a sistemarsi addosso gli zaini. Vanno ai Piani
Eterni, sotto il Monte Mondo. Ci salutiamo nel borghetto di Pattine,
che lentamente risorge dai ruderi. Una signora zappa un campo
millenario, cataste di tubi gettate all'ombra, senza fretta. Un
affresco all'angolo di una casa deserta raffigura sbiadita una
madonna con Sant'Antonio e un coro di angeli.