Retino
Peppe Quondagiovanni girava sempre con un retino da pesca, ma non era mai andato a pesca. Lo teneva nella tasca posteriore dei pantaloni e quando si sedeva lo impugnava, pronto per l'uso. Se lo portava ovunque, nell'officina meccanica in cui lavorava, al bar, al cinema, non lo scordava mai. Diceva che gli dava sicurezza, anche se non sapeva dire da dove derivasse quella sensazione. Nessun ricordo d'infanzia, nessun episodio collegato a quell'oggetto. Semplicemente gli piaceva averlo a portata. Già quando frequentava le scuole medie nessuno si stupiva più di quel fatto.
Passarono gli anni, Peppe divenne un settantenne pensionato, senza sposarsi e senza avere figli. Nemmeno un cagnolino. Aveva lasciato l'officina e con tranquillità si godeva il pacato andirivieni del paese in cui era nato e vissuto da sempre.
Un giorno, mentre usciva dalla biblioteca, ebbe un sussulto ed estrasse il retino appena in tempo per raccogliere un vaso di fiori che era caduto da una finestra al secondo piano. Il bambino che era di fronte a lui vide il vaso a pochi centimetri dalla fronte, attraverso i fori della rete verde. Senza dire una parola Peppe tornò a casa.
Da quel momento nessuno lo vide più.
Passarono gli anni, Peppe divenne un settantenne pensionato, senza sposarsi e senza avere figli. Nemmeno un cagnolino. Aveva lasciato l'officina e con tranquillità si godeva il pacato andirivieni del paese in cui era nato e vissuto da sempre.
Un giorno, mentre usciva dalla biblioteca, ebbe un sussulto ed estrasse il retino appena in tempo per raccogliere un vaso di fiori che era caduto da una finestra al secondo piano. Il bambino che era di fronte a lui vide il vaso a pochi centimetri dalla fronte, attraverso i fori della rete verde. Senza dire una parola Peppe tornò a casa.
Da quel momento nessuno lo vide più.