Arturo
Provvisorio
“Ciao
come ti chiami?”
“Arturo.
Provvisorio...”
“Capisco.
Io Marcella, definitivo.”
“Beata
te...”
Arturo
una volta si chiamava Deserto, perché è li che era nato. Anche suo
padre si chiamava Deserto, mentre sua madre si chiamava Oasi. La
legge del sultano prevedeva che ognuno avesse il nome del luogo in
cui era venuto al mondo. Quando il sultano morì senza eredi e fu
possibile cambiare nome, molti non lo fecero, abituati ormai
com'erano al proprio, ma Arturo sì.
Dapprima
decise di chiamarsi Oasi, poi Savana, poi Foresta. Non contento di
avere nomi che anche altri che conosceva avevano, scelse quindi
parole di luoghi che aveva visto ma che non esistevano dove viva lui.
Pensò a Montagna, poi Mare, poi Neve, poi Città. Stanco dei nomi di
luogo si chiese se nessuno fosse mai nato in cielo, ma pensando agli
uccelli decise che fosse possibile e allora si chiamò Cielo. Che
comunque era un luogo, in qualche modo, e Arturo voleva di più.
Passò da Sasso, poi Sedia, Triangolo, Felicità, Ipotesi, ma anche
questi nomi riconducevano sempre a qualcosa. Dopo molti mesi e molti
nomi Arturo ebbe l'idea di inventarsi un nome, e fu Gnarz. Ma non gli
piaceva il suono. Pensò ad altri nomi ma si accorse che scartava
tutti quelli che suonavano male e teneva solo quelli belli da
pronunciare e anche questo non gli piaceva. Prese così delle lettere
a caso e venne fuori Nxnmausdhjc, che però era impronunciabile. Poi
finalmente Arturo trovò un nome che gli piaceva ma un imperatore
prese il potere e decise che i nomi sarebbe stati assegnati dal suo
governo. Il nome affibbiato tuttavia avrebbe avuto un periodo di
prova, durante il quale ognuno poteva abituarsi e vedere come gli
stava. Dopodiché sarebbe stato possibile fare al massimo due
richieste di cambiamento. Arturo era al primo nome, ma ancora non era
sicuro che gli piacesse.
“E
come vorresti chiamarti?” gli chiese Marcella.
Arturo
ci pensò un po', ma il realtà conosceva da tempo la risposta.
“Deserto.”
disse.
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