venerdì 5 aprile 2013


Cappotto

Avevo comprato un cappotto usato in un negozio di Roma, vicino al Pantheon, nel quale andavo spesso. Mi ricordava tanto un cappotto che avevo una volta ma che non ricordo come avevo smarrito, o forse lo avevo dato via perché non lo mettevo più. Ero molto contento del mio acquisto e tornai a casa di buon umore quel giorno.
Nei mesi successivi tuttavia misi poco quel cappotto. Non so, non mi piaceva più come quando lo avevo comprato, non mi ci vedevo più. Ogni tanto lo vedevo lì appeso, mi obbligavo quasi a indossarlo, ma poi rinunciavo, sentendomi in colpa.
Qualche rara volta lo mettevo, per andare a qualche festa a tema, ma mi sentivo sempre a disagio. Dopo qualche tempo notai che addirittura mi ammalavo ogni volta che lo indossavo, e io non mi ammalo spesso. Un raffreddore, la febbre, una lieve polmonite, una o due volte all'anno mi capitava qualcosa e succedeva sempre quando indossavo quel cappotto!
Un giorno, dopo averlo ritirato dalla lavanderia, mi accorsi che aveva una taschina nascosta nella fodera, all'altezza del cuore. Infilai due dita dentro il taglio, ci passavano appena quelle, e trovai un pezzetto di cartone umidiccio con scritto sopra un indirizzo, quasi illeggibile. Lessi l'indirizzo alcune volte poi gettai il cartoncino e non ci pensai più.
Dopo qualche tempo, forse un anno, mi trovai a passare per un quartiere nel quale non andavo mai e quando trovai la via che stavo cercando mi tornò in mente che era la stessa segnata su quel cartoncino. Tornando a casa decisi di allungare un po' il giro per passare di fronte a quell'indirizzo e vidi che si trattava di una macelleria. Senza sapere bene perché decisi di parcheggiare ed entrare. C'era una signora che stava pagando alla cassa e uscì poco dopo. Il macellaio, un signore sulla sessantina, mi sorrise, chiedendomi cosa volessi. Io non volevo nulla e allora lui mi chiese se mi servivano indicazioni. Dissi di no e gli spiegai che avevo trovato l'indirizzo di quel luogo in un vecchio cappotto e che siccome ero da quelle parti avevo deciso di fermarmi un momento.
Quando nominai il cappotto il macellaio, fino a quel momento gioviale, si fece di colpo serio e si affrettò a salutarmi, augurandomi buona giornata. Perplesso tornai a casa e per un po' dimenticai quell'episodio.
Tornato da quelle parti qualche settimana dopo per una commissione notai che la macelleria aveva chiuso e al suo posto c'era un minimarket pakistano. Dispiaciuto decisi di proseguire e mi allontanai, avvilito.
Il cappotto rimase a lungo nell'armadio, fino a quando non lo vide un amico che mi era venuto a trovare e che non vedevo da tanto tempo. A lui stava proprio bene e decisi di regalarglielo, anche se non stetti a raccontargli la strana sensazione che mi dava. Pensavo che fosse solo una mia impressione e non volevo turbarlo.
Circa tre mesi dopo chiesi a quel mio amico del cappotto e mi disse che non lo indossava mai, che da quando glielo avevo dato si era rotto una caviglia, aveva perso il lavoro e la sua ragazza lo aveva lasciato. Gli chiesi se avesse dato via il cappotto e mi disse che lo aveva infilato un uno di quei bidoni per la raccolta di abiti usati.
Cinque anni più tardi tornai nel negozio vicino al Pantheon, nel quale non mettevo piede da tempo. Giravo tra le pile di vestiti senza divertirmi a frugare in cerca di qualcosa di carina come un tempo. Ero turbato dall'inquietante timore di ritrovare quel cappotto appeso da qualche parte. Dopo una ventina di minuti mi rasserenai e trovai un paio di magliette carine, le provai e decisi di comprarle. Andai alla cassa, di nuovo di buon umore, e sorrisi alla cassiera. Pagai e mi diressi verso la porta. In quel momento mi accorsi di aver lasciato gli occhiali da sole in camerino e tornai indietro, sperando che fossero ancora lì. Il camerino era occupato e attesi. Poco dopo uscì un ragazzo sulla trentina, con dei folti baffi e i capelli lunghi, il quale mi fece un cenno col capo per farmi capire che potevo entrare. Gli occhiali erano ancora lì. Li presi e tornai verso l'uscita. Il ragazzo di prima era alla cassa e stava digitando il codice del bancomat mentre la cassiera infilava il suo acquisto in una grande busta di carta rossa.
No, non stava comprando il cappotto.
Ma quel cappotto lo vidi in una foto sul giornale accanto ad un articolo sui senzatetto. Un barbone morto dal freddo lo indossava, steso a terra accanto all'ambulanza.


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