giovedì 9 maggio 2013


Dreamcatcher

Seconda Parte

Giunsero dapprima uno alla volta poi a gruppi di due o tre. Alcuni avevano lunghe fauci, altri occhi enormi, altri ancora artigli o zampe minacciose. Emettevano versi raccapriccianti, anche se sussurrati, ed avanzavano lenti verso il centro della stanza. Quando ebbero formato una massa consistente Dillon iniziò a cantilenare. Dapprima sussurrava singole parole, poi frasi più articolate. Le espressioni del volto concentrato accompagnavano l'evolversi della melodia. Ad un tratto le parole iniziarono a prendere colore, legandosi in un nastro violaceo, e si innalzarono verso l'alto assumendo lentamente forma. Una lunga tunica apparve in mezzo alla stanza. Le sue pieghe evidenziavano un torace gonfio e ansimante. Poi presero corpo le braccia e le mani artigliate e infine il capo sormontato da lunghe corna. Sul volto spuntarono due intensi occhi neri e una lunga bocca aperta fino alla pancia, costellata di sottili denti acuminati. Il Guardiano doveva essere spaventoso quanto gli Incubi, se possibile più spaventoso, affinché questi fossero intimoriti a loro volta e scappassero o si lasciassero catturare.
Il Guardiano allargò le braccia a protezione e nella mano destra comparve uno scettro sinuoso, simile ad una lunga liana, che si allungava sino alle mani di Dillon. La sfera che reggeva si staccò dai palmi e si mise a fluttuare a mezz'aria, oscillando appena. Alla vista dello scettro gli Incubi emisero un unico verso stridulo di rabbia e si compattarono. Sotto le coperte Sara tremò per un istante.
Altri mostri giunsero alle loro spalle, premendo per trovare posto. Ragni, serpenti, goblin e personaggi malvagi dei racconti apparivano sempre più rapidamente, famelici e minacciosi. Il Guardiano aprì ancora di più le fauci e distese gli artigli. Gli Incubi non sembravano darsi per vinti, anzi, parevano ancora più intenzionati a sfidarlo. Un'ombra densa e appiccicosa invase la stanza, chiudendosi come una grande palpebra su di loro.
Dillon aprì per un istante gli occhi e si rese conto che la situazione era più complicata del solito. Era chiaro che la magia non bastava, c'era bisogno di un bel sogno per risolvere la situazione. Ma con tutti quei mostri e quell'oscurità per Sara non sarebbe stato facile. 
Senza bisogno di dire nulla Dillon guardò Julie e la gatta iniziò a miagolare in una maniera quasi umana, che è molto raro sentire di giorno.
Pochi istanti dopo dalla finestra aperta giunse una Fata del Crepuscolo, poi una seconda e infine un piccolo stormo. Le minute creature alate e luminose circondarono Dillon e Sara andando a creare una barriera di luce contro l'ombra che avanzava incessantemente. Questo avrebbe permesso alla bimba di calmarsi e forse di fare un bel sogno.
Nella speranza che ciò avvenisse in fretta Dillon iniziò a salmodiare più forte e il Guardiano crebbe ancora in dimensione. Gli Incubi premevano, erano giunti a sfiorarlo, lo graffiavano con gli artigli e le chele vibranti. Dillon sentiva le mani calde e puntò i piedi per terra per concentrarsi maggiormente. Julie osservava con apprensione, senza togliere gli occhi dai mostri, consapevole che non poteva fare altro.
Il primo Incubo riuscì ad afferrare il manto del Guardiano e lo azzannò con foga. Il mantello si lacerò e il mostro tornò nell'ammasso informe per gustarselo. Altri Incubi gli furono addosso per averne un pezzo da assaggiare. Dillon iniziava ad essere stanco, ad avere la gola secca e le mani al limite dell'ustione. La sfera emanava un calore fortissimo ed era diventato quasi impossibile per lui continuare a sostenerla.
Un altro incubo raggiunse il guardiano e lo ferì ad un braccio con la sua zampa viscida. Il Guardiano gemette e Dillon smise per un attimo di parlare. In quell'istante gli Incubi si gettarono sul Guardiano, come se una rete invisibile che prima li tratteneva si fosse di colpo spezzata. Dillon riprese immediatamente a cantilenare e il Guardiano li rigettò indietro con un violento colpo dello scettro. I mostri tuttavia gli erano ancora addosso e lo graffiavano, lo tiravano verso di loro e lo colpivano senza sosta.
Dillon era al limite delle forze e non sapeva più quali parole utilizzare. Sentiva la voce svanire e la speranza di scacciare gli Incubi affievolirsi sempre di più. Si chiese che cosa fosse accaduto a quella bambina per avere sogni così brutti. Ma in quel momento non era importante. Doveva tenere duro.
I mostri accerchiarono il Guardiano che perse la presa dello scettro e lentamente si fece sopraffare dai tentacoli e dalle spire. L'ombra era arrivata sino al letto e persino le Fate faticavano a resistere. Una di loro venne risucchiata dal buio, poi un'altra ed infine una terza. Julie si era rifugiata alle spalle di Dillon e miagolava dalla paura. Non le era mai capitato di essere così vicina alla sconfitta. Se gli Incubi avessero avuto la meglio sia lei che Dillon non sarebbero mai più stati in grado di tornare a casa.
Poi, ad un tratto, Sara sorrise.
Una vampata di luce scaturì dal suo volto e l'ombra si estinse di colpo.
Dillon riprese a cantare con forza e il Guardiano spalancò la bocca riprendendo possesso dello scettro. I mostri indietreggiarono sbigottiti. Quando si resero conto che stavano per essere sconfitti tentarono di fuggire ma per molti di loro era troppo tardi. Il Guardiano li aveva già catturati quasi tutti e li stava lentamente trascinando all'interno della sfera. Il piccolo globo trasparente si stava riempiendo di una intensa luce bianca, come se una stella vi avesse preso dimora. Gli Incubi cercarono di divincolarsi dalla presa del Guardiano ma oramai le sua mani erano forti ed enormi e non lasciavano scampo. Solo alcuni lievi brutti ricordi riuscirono a sottrarsi alla magia e svanirono nella notte come nebbia.
In poco tempo dei mostri non rimase più traccia.
Dillon richiamò il guardiano che si ritirò stremato. A quel punto aprì gli occhi e vide la sfera luminosa che pulsava e vibrava intensamente di fronte a lui. Stando attendo a non scottarsi la fece oscillare verso la borsa e la ripose al suo interno, assieme alle altre sfere.
Julie scese da letto e con un miagolio dolce congedò le Fate. Queste si esibirono in un  ultimo volteggio leggero, poi uscirono in fila in cerca dell'aria fresca.
Dillon si sgranchì la schiena e si alzò in piedi. Si chinò per accarezzare Julie poi afferrò la borsa, accorgendosi di quanto fosse pesante.
Sara respirava adagio, stringendo l'orsacchiotto sgualcito. Sorrideva ancora.
"Andiamo a casa?" chiese Dillon.
Julie miagolò appena mentre camminava adagio verso la finestra.

[Questo racconto è ispirato al disegno "The Dreamcatcher" di juliedillon | http://browse.deviantart.com/art/The-Dreamcatcher-39532506]

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